Ben ritrovati alla nostra rubrica cinematografica sulla quarantena.
Il film di cui voglio parlare oggi è un cultissimo del 1989 portato al successo da una grandissima interpretazione di quel personaggio brillante ed estroverso che era Robin Williams.
Nonostante la trama sia apparentemente semplice, “un professore di liceo arriva in un college dalle ristrette vedute e trasmette ai suoi ragazzi, tramite la letteratura, un nuovo modo di pensare e di vivere la vita”, cerca di comunicare un significato profondo. L’anticonformismo diffuso dal professore ai suoi alunni, il concetto di agire in libertà, di cogliere l’attimo sbagliato o giusto che sia, va a scontrarsi con la mentalità chiusa e rigida del college come un treno farebbe contro un muro di mattoni. Non è la classica storia del ragazzo che si ribella ai genitori e alla scuola per inseguire i propri sogni. L’attimo fuggente vuole esprimere molto di più che questo banale concetto. Vuole essere un manifesto alla libertà, al già citato anticonformismo e al potere di credere in un’ideale. I ragazzi apprendono questi valori tramite le citazioni letterarie e le originali lezioni del professor Keating che non insegna ai ragazzi la letteratura, ma “a pensare di testa propria” grazie ad essa. La pellicola vanta inoltre una interpretazione degli attori e una messinscena eccelsa. La fotografia che gioca con i malinconici colori autunnali lascia presagire che qualcosa andrà storto, che il muro di mattoni crollerà e il treno uscirà dalle rotaie. Il film finirà in tragedia. Tragedia che si realizzerà in una scena mistica, quasi fantasy, enfatizzata da una regia magistrale che porterà la tensione alle stelle. Il finale, tra i più acclamati della storia del cinema, riflette il significato di tutto film. I ragazzi si ribellano ancora una volta per quello che credono giusto, per il loro professore. ” O Capitano, mio Capitano” diceva il vecchio zio Walt.
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