TONYA – RECENSIONE SPOILER

Craig Gillespie porta sul grande schermo la storia di Tonya, una giovane pattinatrice dilaniata dal rapporto tossico con una madre dura e un marito violento, che cerca di realizzare il suo grande sogno.

Lo sceneggiatore si serve abilmente della tecnica del Mockumentary ( delle finte interviste frontali girate con gli attori) per esprimere fin da subito quello che sarà uno dei temi principali fino alla fine della pellicola: la ( non) importanza della verità. Il film non si presenta con la verità in mano, pronta per essere consegnata allo spettatore. Al contrario lo sceneggiatore vi inserisce al suo interno tutte le verità possibili , a volte ridicole a volte drammatiche, sostenute dai personaggi coinvolti nella vicenda. Il risultato finale è incredibile, la ricerca della verità passa in secondo piano mentre l’occhio si concentra sull’esaltazione del personaggio protagonista, interpretato alla stragrande da Margot Robbie. Tonya Harding è una ragazza diversa, forte ma allo stesso tempo fragile. Bersagliata dal pubblico, dalla stampa e dai giudici, vive una vita fatta di violenza fisica e psicologica. Consapevole del venefico rapporto con il marito ( Sebastian Stan) non riesce mai a trovare la forza per staccarsene definitivamente. Il film è anche un inno alla diversità. Sarà una delle poche pattinatrici al mondo in grado di esegure un triple axel ( un salto particolarmente difficile girato con un bellissimo slow motion ), ma nonostante la sua bravura verrà sempre respinta dalla società americana. Non è la sua l’immagine che il pubblico e lo stato vogliono veder vincere. Tonya rimarrà sempre un corpo alieno, estraneo, nel mezzo di una società che fatica ad accettarla.

Una rocambolesca sequela di eventi porterà, infine, all’accusa di aver ordito un’aggressione ai danni della rivale Nancy Kerrigan.

Anche e soprattutto in questo caso il regista gioca con ironia e dramma, passando dalla straniante, quasi ridicola scena dell’aggressione alla tragica sequenza del processo, dove Tonya si vede strappare via l’unica cosa che le importa davvero: poter pattinare.

voto: 7.5

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1917 – RECENSIONE spoiler

Prendi una regia spettacolare interamente in piano sequenza, un grande cast corale guidato da due grandi interpretazioni, una fotografia pazzesca, un trama forse banale ma ben escogitata e ottieni il film dell’anno. Tecnicamente parlando, questo film è qualcosa di nuovo, una pellicola che sperimenta e lo fa bene.

1917 è la storia di due giovani soldati a cui viene assegnata un’importante quanto pericolosa missione: quella di consegnare un messaggio che salverà 1600 uomini da una morte certa.

Lo spettatore si ritrova nella condizione di terzo soldato silenzioso della vicenda che vive l’orrore e l’eroismo della guerra assieme ai due compagni, legati sin da subito da una forte amicizia. La regia riflette subito il significato primario del film, descritto anche nel sottotitolo della pellicola. “Il vero nemico è il tempo”. La scelta del piano sequenza ( senza tagli, senza interruzioni) è perfetta per descrivere l’inesorabilità del tempo che passa, così come l’inesorabilità della guerra. Questo va a collegarsi con l’altro aspetto che Sam Mendes decide di mettere in risalto: la precarietà della vita e della condizione dei commilitoni. In particolare, in merito a questo tema, è molto esplicativa la scena, che attendiamo per tutto il film, in un abile crescendo di tensione, dell’incontro tra Schofield e il colonnello Mackenzie. Dello stesso significato è la parte della morte di Blake, il suo compagno è infatti costretto ad assistere impotente alla sua fine.

La pellicola è anche costellata di moltissime scene memorabili, piene di significato simbolico e tecnicamente grandiose. La migliore è senza dubbio quella del fiume. Il protagonista sta infatti per cedere, per lasciarsi andare ed ha la forza di rialzarsi solo dopo aver visto galleggiare nell’acqua dei fiori che gli ricordano l’amico deceduto e la sua missione. Subito dopo il regista ci immerge in un silenzio irreale, spezzato solo da una canzone in sottofondo, trattasi di  “Wayfaring Stranger”, che parla di un viandante che deve allegoricamente attraversare il  fiume Giordano per ricongiungersi ai suoi cari.

1917 è un grande film, in cui lo spettacolare lato tecnico ( lo so abbiamo già detto, ma non smetteremo mai di ripeterlo XD) non è fine a stesso, ma mette in forte risalto una storia ben orchestrata, corposa simbolicamente e molto toccante.

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