WANDAVISION – Recensione Spoiler

La Marvel approda su Disnye Plus con una serie originale e fuori dagli schemi che per nove episodi ha tenuto con il fiato sospeso milioni di spettatori.

.Le vicende, incentrate sul personaggio di Wanda Maximoff, scorrono sullo schermo in maniera inusuale e assolutamente antimarvelliana ed eppure sono uno dei prodotti più riusciti del franchise americano, a riprova della grande maturità che ormai impernia le storie dei nostri supereroi preferiti.

Wanda distrutta dal dolore per la morte di Visione, scatenando i suoi poteri, dà vita a quel desiderio inconscio di riavere indietro la vita o meglio la normalità per cui aveva tanto lottato e che Thanos le aveva strappato via con un solo gesto della mano. E quale mezzo televisivo meglio rappresenta la vita di famiglia utopica, mai segnata da veri problemi, che incarna meglio di qualsiasi altra cosa il desiderio di Wanda? Esatto, proprio la Sitcom. E’ così che lo spettatore viene immerso fin dal primo episodio in questo genere, uscendone completamente disorientato. Man mano che gli episodi andranno avanti si passerà dalla sitcom anni 50’ a quella anni 70’ fino ad arrivare alla comedy moderna degli ultimi episodi. L’omaggio televisivo è meraviglioso. La regia, la fotografia, il modo di recitare degli attori cambia da episodio ad episodio mentre volta per volta ci avviciniamo alla verità. Non mancano i momenti Marvelliani. Spesso, con un netto cambio di formato da televisivo a cinematografico, la realtà o forse sarebbe meglio dire l’illusione creata da Wanda, si incrina e i personaggi prendono consapevolezza ma è solo questione di pochi attimi, accompagnati da un’atmosfera inquietante, prima che tutto torni sotto il controllo di Wanda. La narrazione di sposta continuamente dall’esterno, la realtà che tutti conosciamo, all’interno, la realtà creata da Wanda che i personaggi esterni possono solo guardare da un televisore. La vita creata da Wanda è e resterà una mera illusione. Quest’illusione comincerà sempre più a sgretolarsi tanto più Wanda andrà in crisi. Alla fine Scarlett WItch dovrà fare i conti con la realtà. Fondamentale da questo punto di vista è il personaggio di Agatha.  Con il suo aiuto Wanda rivivrà i momenti più traumatici della sua vita che l’hanno condotta a chiudersi in questa bolla illusoria. E’ durante questi “Flashback” che, in una scena profondamente drammatica, viene giustificata anche narrativamente la scelta della sitcom. Dopo un ultimo episodio in puro stile Marvel Wanda mette fine alle sofferenze dei cittadini di Westview e spezza l’incantesimo. La serie si chiuderà dopo il drammatico addio tra Wanda e Visione, costretto a scomparire insieme alla magia della supereroina.

Siamo di fronte ad uno dei migliori prodotti Marvel in assoluto, con una cura dei dettagli maniacale sotto ogni punto di vista, non solo nella sceneggiatura.

 Le scene, le gag, le battute, le sigle e perfino gli spot pubblicitari delle sitcom ne ripropongono perfettamente lo stile televisivo. Non mancano ovviamente i continui rimandi al fatto che i personaggi stiano vivendo in una realtà fittizia.  Forse sono proprio questi momenti di breve durata i punti cardine della serie. Hanno la forza di lasciare di stucco lo spettatore. Sono i momenti in cui la finzione si mescola alla realtà, la tv si mescola al cinema, la regia e il modo di recitare cambiano di punto in bianco mentre la narrazione arriva a toccare punte orrorifiche. Tutto questo ruota attorno ad un personaggio ( interpretato magnificamente da Elizabeth Olsen) che se prima sembrava solo vagamente interessante, probabilmente a causa del poco spazio nell’immensità dell’MCU, ora si colloca tra i  migliori di quest’universo. La sua sofferenza, il suo desiderio di normalità che insegue da tutta la vita e l’amore per Visione la rendono un personaggio tremendamente vero, capace di regalare forti emozioni al pubblico.

La sola scena di Wanda che, circondata dalle mura vuote della casa in cui progettava di costruire la sua vita con Visione, libera il suo potere e si rifugia nei ricordi e nell’illusione, vale l’intera visione ( gioco di parole? Forse XD) della serie.

E voi cosa ne pensate di Wandavision? Scrivetelo nei commenti

1917 – RECENSIONE spoiler

Prendi una regia spettacolare interamente in piano sequenza, un grande cast corale guidato da due grandi interpretazioni, una fotografia pazzesca, un trama forse banale ma ben escogitata e ottieni il film dell’anno. Tecnicamente parlando, questo film è qualcosa di nuovo, una pellicola che sperimenta e lo fa bene.

1917 è la storia di due giovani soldati a cui viene assegnata un’importante quanto pericolosa missione: quella di consegnare un messaggio che salverà 1600 uomini da una morte certa.

Lo spettatore si ritrova nella condizione di terzo soldato silenzioso della vicenda che vive l’orrore e l’eroismo della guerra assieme ai due compagni, legati sin da subito da una forte amicizia. La regia riflette subito il significato primario del film, descritto anche nel sottotitolo della pellicola. “Il vero nemico è il tempo”. La scelta del piano sequenza ( senza tagli, senza interruzioni) è perfetta per descrivere l’inesorabilità del tempo che passa, così come l’inesorabilità della guerra. Questo va a collegarsi con l’altro aspetto che Sam Mendes decide di mettere in risalto: la precarietà della vita e della condizione dei commilitoni. In particolare, in merito a questo tema, è molto esplicativa la scena, che attendiamo per tutto il film, in un abile crescendo di tensione, dell’incontro tra Schofield e il colonnello Mackenzie. Dello stesso significato è la parte della morte di Blake, il suo compagno è infatti costretto ad assistere impotente alla sua fine.

La pellicola è anche costellata di moltissime scene memorabili, piene di significato simbolico e tecnicamente grandiose. La migliore è senza dubbio quella del fiume. Il protagonista sta infatti per cedere, per lasciarsi andare ed ha la forza di rialzarsi solo dopo aver visto galleggiare nell’acqua dei fiori che gli ricordano l’amico deceduto e la sua missione. Subito dopo il regista ci immerge in un silenzio irreale, spezzato solo da una canzone in sottofondo, trattasi di  “Wayfaring Stranger”, che parla di un viandante che deve allegoricamente attraversare il  fiume Giordano per ricongiungersi ai suoi cari.

1917 è un grande film, in cui lo spettacolare lato tecnico ( lo so abbiamo già detto, ma non smetteremo mai di ripeterlo XD) non è fine a stesso, ma mette in forte risalto una storia ben orchestrata, corposa simbolicamente e molto toccante.

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CREED II – RECENSIONE (Spoiler)

Rocky contro Drago. Chi non ricorda quel film non può provare le stesse sensazioni in sala di chi l’ha visto. Ve li ritrovate faccia a faccia, dopo 33 anni, consunti dalla vita; troppo vecchi per il ring ci salgono sotto le spoglie dei loro allievi. Nonostante ciò i sentimenti e i pugni sono gli stessi che i due pugili scatenarono nel lontano incontro del 1985.

Creed II non è solo lo specchio di Rocky IV, non è solo il risveglio delle emozioni di quel film che rimescolate e rinfoltite tornano in campo. Adonis, il figlio di Apollo, è mosso dallo stesso desiderio di vendetta e di giustizia verso il padre che Balboa provò dopo la morte del suo migliore amico. Questa volta però c’è qualcosa di più: la presenza di una guida come quella di Rocky, il percorso di maturazione del pugile dopo la prima “sconfitta” e il consolidamento del legame tra Adonis e Rocky che è qualcosa di più di un semplice rapporto Pugile-Allenatore, è un ‘amicizia profonda legata dalla Boxe, non c’è Creed senza Balboa. Proprio questo è il nucleo della pellicola. Quando il ritorno di Drago incrina il rapporto tra i due, Creed perde e solo insieme al suo allenatore troverà la forza di indossare ancora i guantoni.

Si ripete, come nel primo capitolo, la fantastica interpretazione di Sylvester Stallone che ai tempi (2015) gli era valsa una nomination per la quale avrebbe meritato la statuetta. Impossibile non notare come il film si soffermi spesso sulla fragilità dello Stallone Italiano, come quando si addormenta mentre aspetta all’ospedale o non ha la forza di farsi aggiustare il lampione davanti casa. Anche il personaggio di Ivan Drago viene visto sotto una nuova luce, quella dello sconfitto che abbandonato dal suo Paese e dalla moglie vede nel figlio la possibilità di ritornare vincitore e solo all’ultimo, quando getta la spugna, capisce che non è quello di cui ha bisogno veramente.

Un bel film, ancor più per chi ha visto il quarto capitolo della saga di Rocky, che riesce a far emozionare, giocando tra presente e passato, nonostante ricalchi lo stile dei suoi predecessori.

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OSCAR NOMINATION 2019: BLACK PANTHER

Ieri sono state annunciate le candidature agli Oscar 2019, quella che ha fatto più scalpore e di cui si sta sentendo parlare nelle ultime ore è quella di Black Panther per la categoria del miglior film. Il film aveva giá ricevuto la candidatura nella stessa categoria ai Golden Globes. Black Panther è sicuramente uno dei migliori cinefumetti mai prodotti dalla Marvel anche se c’è ne sono stati di piú qualitativi in questi 10 anni di MCU. Vederlo candidati ad una statuetta così importante “fa un po’ strano” dato che di solito questi sono film facili che puntano a sbancare al botteghino. Forse questa pellicola avrebbe dovuto far parte della categoria miglior film popolare che doveva partire da quest’anno, poi rimandata agli anni a venire. Si sta forse avvertendo un calo di qualità nel valore del prestigioso premio americano? Ma quali sono stati i motivi che hanno portato l’Academy a preferire questo film ad altri sicuramente migliori come First Man o l’uomo che uccise don Chisciotte? Certamente ad aver avuto un grosso peso sono state le tematiche affrontate dal film: il concetto di lotta contro il razzismo, l’abbattimento delle barriere politiche tra gli Stati… Insomma tutti temi che possiamo riscontrare nella realtà contemporanea raccontati attraverso un cinefumetto. Sicuramente Black Panther non è un cattivo film semplicemente ci si chiede se è giusto negare una candidatura a chi l’avrebbe meritata solo per far posto ad un film di grande impatto sul pubblico che mette in risalto correnti di pensiero molto sentite.

Voi che ne pensate? Meritava o no questa candidatura? Scrivetelo qui sotto nei commenti.